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Economia

Coldiretti Toscana: “Stop all’anonimato per la frutta secca sgusciata”

Redazione online
09/01/2025 3 Mins Read

Stop all’anonimato per la frutta secca sgusciata, un alimento sempre più presente nelle diete dei toscani il cui consumo è molto cresciuto negli ultimi anni sulla spinta delle nuove tendenze salutiste. Anche sulle confezioni di nocciole, pistacchi, mandorle, fichi secchi ma anche funghi non coltivati, zafferano e capperi dovrà ora essere indicata la provenienza. Ad annunciarlo è Coldiretti Toscana dopo l’entrata in vigore dal primo gennaio 2025 del regolamento Ue che impone l’indicazione della provenienza che va a completare la norma già esistente per quella in guscio. Secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea-Nielsen, nel 2023 le famiglie italiane ne hanno acquistati 115 milioni di chili, per una spesa di 1,1 miliardi di euro. Ma se si considera anche il prodotto usato dall’industria dolciaria la quantità arriva a sfiorare i 640 milioni di chili.

La normativa prevede l’obbligo di etichettatura dell’origine per la frutta secca sgusciata o essiccata e i prodotti di IV gamma, compresi funghi non coltivati, zafferano e capperi. Le informazioni relative all’origine devono essere chiaramente visibili sull’imballaggio e/o sull’etichetta e l’indicazione del paese d’origine deve risaltare maggiormente rispetto all’indicazione del paese in cui è avvenuto l’imballaggio.

Resta però anonima l’indicazione della provenienza della frutta secca usata nella preparazione dei dolci come, ad esempio, le creme di nocciole, anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero dei produttori che appongono volontariamente informazioni sull’origine. Il rischio è legato principalmente alle importazioni di prodotto estero che non rispetta le stesse regole in materia di usi di pesticidi vigenti nell’Ue e che presenta spesso alti livelli di residui di sostanze pericolose, dalle nocciole turche ai pistacchi iraniani.

L’etichettatura obbligatoria dei cibi è una battaglia storica della Coldiretti ed è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2002 dopo l’emergenza mucca pazza nella carne bovina per garantire la trasparenza con la rintracciabilità e ripristinare un clima di fiducia. Da allora molti progressi sono stati fatti, con l’indicazione della provenienza che è stata estesa a circa i quattro quinti della spesa, anche se resta anonima l’origine dei legumi in scatola, della frutta nella marmellata o nei succhi, del grano impiegato nel pane, biscotti o grissini senza dimenticare la carne o il pesce venduti nei ristoranti.

Una battaglia che Coldiretti Toscana ha portato dallo scorso anno anche in Europa con il lancio di una proposta di legge di iniziativa popolare per rendere obbligatoria l’origine degli ingredienti su tutti gli alimenti in commercio nella Ue. “L’obiettivo dichiarato è raggiungere un milione di firme per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori – spiega Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana -. Solo così sarà possibile porre fine all’inganno dei prodotti stranieri spacciati per tricolori permesso dall’attuale norma del codice doganale sull’origine dei cibi che consente l’italianizzazione grazie ad ultime trasformazioni anche minime. La trasparenza è lo strumento per competere ad armi pari con gli altri paesi mettendo nelle condizioni il consumatore finale di fare una scelta libera e consapevole. L’assenza di trasparenza sui prodotti alimentari, che purtroppo riguarda ancora molti prodotti della nostra spesa, contribuisce ad indebolire le nostre filiere agricole impattando dal punto di vista economico sulla capacità di produrre reddito delle aziende agricole, da quello sociale e demografico sullo spopolamento delle aree rurali ed ambientale con la perdita di biodiversità e la cura del territorio”.

Per informazioni https://toscana.coldiretti.it/, pagina ufficiale Facebook @coldiretti.toscana, Instagram @Coldiretti_Toscana, Twitter @coldirettitosca e canale YouTube “Coldiretti Toscana”

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