Firenze – Il recente declassamento della Fondazione Teatro della Toscana da parte del Ministero della Cultura accende lo scontro politico. A puntare il dito contro il governo sono Cristina Giachi, consigliera regionale del Partito Democratico e presidente della Commissione Cultura, e Andrea Vannucci, vicecapogruppo Pd in Consiglio regionale. I due esponenti dem parlano apertamente di una “decisione grave e irresponsabile”, definendola una “ritorsione politica” che metterebbe a rischio l’autonomia dell’ente e il ruolo dei soci fondatori della Fondazione.
“La scelta del Ministero – dichiarano Giachi e Vannucci – è priva di motivazioni solide e si basa su pretesti. Lo dimostra il caos interno alla stessa commissione ministeriale, incapace di fornire una valutazione coerente. È evidente che siamo di fronte a un atto punitivo nei confronti di un’istituzione che non rientra nell’orbita politica dell’attuale governo”.
Secondo i due esponenti del Pd, si tratta di un attacco diretto non solo al prestigio del Teatro della Pergola, simbolo della cultura fiorentina e nazionale, ma anche all’indipendenza della gestione culturale in Italia. “Il Teatro della Toscana rappresenta un pilastro storico e artistico del nostro Paese – sottolineano – ed è sconcertante che venga colpito per ragioni che nulla hanno a che fare con il merito o la qualità dell’offerta culturale”.
Il riferimento va anche al recente cambio alla guida del teatro, che ha generato polemiche e sollevato interrogativi sulla reale natura delle scelte ministeriali. “Il fatto che la decisione giunga in un momento di transizione e di dibattito interno al teatro – aggiungono Giachi e Vannucci – lascia intravedere un disegno politico preciso, volto a ridimensionare chi non è in linea con l’attuale orientamento governativo”.
La critica si allarga poi al concetto stesso di “egemonia culturale”, spesso evocato da esponenti della maggioranza: “Come può pensare di imporsi culturalmente chi dimostra di non saper rispettare e valorizzare i luoghi simbolo della storia artistica nazionale? La cultura non si controlla, si sostiene e si protegge”.
La posizione del Pd si fa così portavoce di un malcontento crescente nel mondo culturale e accende i riflettori su una vicenda che rischia di avere conseguenze profonde per il panorama teatrale e per l’autonomia delle fondazioni culturali in Italia.



