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Cronaca Toscana

Il Sindaco Mastrini: È il momento di superare i Consorzi di Bonifica”

Redazione
21/02/2025 2 Mins Read

I Consorzi di bonifica, istituiti in Toscana con legge regionale 75/2012, sono stati già bocciati dai cittadini: è infatti bassissimo il loro gradimento popolare.

Come abbiamo potuto vedere con le ultime elezioni consortili, la partecipazione al voto è stata bassissima a dimostrazione di una scarsa vicinanza al territorio di questi enti Consortili.
Inoltre, anche dove i cittadini hanno cercato di incidere sulle scelte eleggendo i propri rappresentanti, essi sono stati di fatto bypassati per logiche dettate da strategie politiche (i quotatissimi Leri e Putamorsi accantonati, il poco votato Sodini alla presidenza del CBTN).

La Lunigiana è un territorio importante e strategico che, grazie alle sue risorse idriche, dovrebbe orientare gran parte delle scelte del Consorzio di Bonifica.
Infatti la maggior parte dei problemi che si ripercuotono a valle, nascono a monte.

I Consorzi, è bene precisarlo, nacquero per bonificare alcune zone paludose della Toscana, non certo per gestire torrenti e fiumi.
Il compito che è stato conferito ai Consorzi di bonifica dalla Regione necessiterebbe infatti della presenza di alcune figure professionali come naturalisti, biologi, ecologi, geomorfologi, paesaggisti, zoologi e botanici, ma questi vengono coinvolti solo laddove sussistano vincoli ambientali. È un approccio metodologico, a detta degli esperti, totalmente sbagliato.

Attualmente si inseguono sostanzialmente le grandi emergenze, si pianifica la riqualificazione idrogeologica e ambientale dei bacini idrografici, in modo da limitare al minimo gli interventi puntuali quotidiani in manutenzione ordinaria.
Contemporaneamente non si fanno cose fondamentali come limitare i problemi a monte, riqualificare i boschi, evitare l’erosione dei suoli con un’agricoltura attenta al problema, controllare il dissesto idrogeologico diffuso con micro interventi leggeri, favorire le aree di laminazione in modo che il fiume possa sfogarsi rallentando la propria velocità e diminuendo la potenza.

Basterebbe applicare i concetti della pianificazione di bacino, giuridicamente introdotta nel 1989 con la legge 183, ma applicata solo parzialmente. Se non si capisce che occorre togliere velocità ai fiumi per contenere i danni, si è totalmente fuori strada.

Con l’approccio attuale si va poco lontano e i problemi, anziché diminuire, non possono che aumentare.
La strada pare ormai obbligata: o ripensare il funzionamento dei Consorzi, dotandoli di specifiche professionalità o superarli abrogando la legge 75/2012.
Su questo i tempi sono maturi anche per un referendum di iniziativa popolare, al quale sono certo la popolazione parteciperebbe, questa volta sì, in massa.

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