Imprese toscane 2025: sfide e strategie tra crisi e rilancio
Le imprese delle province di Lucca, Massa-Carrara e Pisa si preparano ad affrontare un 2025 denso di incognite, tra la contrazione della domanda interna, i costi energetici ancora elevati e una crescente instabilità geopolitica. È quanto emerge dalla terza edizione dell’indagine ClimaImpresa, realizzata dalla Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest in collaborazione con l’Istituto Studi e Ricerche, che ha coinvolto 356 aziende attive in tutti i settori economici. Il quadro restituito dalla rilevazione fotografa un tessuto imprenditoriale esposto a pressioni complesse ma determinato a reagire attraverso strategie orientate a una gestione più efficiente, alla digitalizzazione e al rafforzamento delle reti tra imprese. Come sottolineato dal presidente della Camera di Commercio, Valter Tamburini, la sfida centrale per le imprese consiste nel mantenere la tenuta produttiva in un contesto economico volatile, puntando su flessibilità, solidità finanziaria e capacità di adattamento. Le principali criticità denunciate dagli imprenditori sono la perdita del potere d’acquisto delle famiglie e il caro energia, segnalati dal 47% degli intervistati, seguiti dai cambiamenti nei comportamenti di acquisto (41%) e dalla flessione della domanda (38%), che colpisce in particolare agricoltura, edilizia e industria. L’accesso al credito, complicato da politiche monetarie restrittive, rappresenta un ostacolo per un’impresa su cinque, con picchi nei settori agricolo e della somministrazione. Le costruzioni soffrono la fine dei bonus edilizi, indicata dal 54% degli operatori del comparto come principale preoccupazione per l’anno in corso. Anche il commercio estero risente del contesto internazionale, con dazi e barriere commerciali – in particolare quelli prospettati dagli Stati Uniti – che destabilizzano le strategie delle imprese esportatrici, costrette a rinegoziare contratti e diversificare i mercati. Gli investimenti rallentano, soprattutto nell’industria (29%), mentre il turismo denuncia la concorrenza crescente delle locazioni brevi (36%). Il sentiment imprenditoriale rimane improntato alla cautela: il saldo tra ottimisti e pessimisti sull’andamento del fatturato è negativo di 8 punti, sebbene metà delle aziende preveda una sostanziale stabilità dei ricavi. Il 44% delle imprese dichiara un basso livello di fiducia verso il contesto economico, mentre solo il 3% si dice fiducioso. Il commercio è il settore più pessimista, seguito da artigianato, costruzioni e agricoltura; più fiduciosi si mostrano i comparti turismo e servizi, relativamente meno colpiti dalla congiuntura globale. Nonostante le difficoltà, le imprese locali reagiscono puntando su efficienza gestionale (38%), innovazione digitale (29%), collaborazione tra imprese (25%), formazione del personale (24%) e sostenibilità ambientale (20%). Le priorità cambiano a seconda del settore: l’agricoltura guarda a sostenibilità e diversificazione, l’industria si concentra su innovazione, automazione e gestione delle risorse umane, l’artigianato punta su contenimento dei costi e apertura all’innovazione, le costruzioni investono in capitale umano e ampliamento dell’offerta, il commercio cerca nuovi fornitori e rinnova l’offerta, la somministrazione valorizza la filiera sostenibile, il turismo mira a personalizzare l’esperienza e migliorare la gestione, mentre i servizi spingono sulla digitalizzazione e la formazione interna.
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