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Toscana, 72mila voti senza voce: Bundu fuori dal Consiglio Regionale

FIRENZE – Un risultato sorprendente ma dal retrogusto amaro scuote la politica toscana. Nonostante i 72.320 voti ottenuti, Antonella Bundu resterà fuori dal Consiglio Regionale della Toscana. La lista che la sosteneva, Toscana Rossa, si è fermata al 4,51%, restando così al di sotto della soglia di sbarramento del 5% prevista per le liste non coalizzate.
Una beffa che lascia senza rappresentanza migliaia di elettori e che la stessa Bundu non ha esitato a denunciare pubblicamente. In un post diffuso sui social, la candidata ha espresso tutta la sua delusione:
“72.320 persone resteranno senza voce in quest’assemblea. Chi ha ottenuto meno di noi, al contrario, vi siederà.”
Parole che riassumono l’amarezza di una vicenda che, per molti, solleva dubbi sulla giustizia del sistema elettorale regionale. Ma Bundu promette di non fermarsi:
“Faremo ricorso, perché siamo abituate e abituati a lottare per ogni diritto. Non ci arrenderemo.”
La questione legale: il nodo dell’interpretazione della legge elettorale
Alla base dell’esclusione della lista Toscana Rossa c’è l’interpretazione della legge elettorale toscana n. 51/2014, da parte dell’Ufficio centrale regionale della Corte d’Appello di Firenze.
L’articolo 14, comma 2, della norma stabilisce che un voto espresso solo a favore di una lista viene automaticamente esteso al candidato presidente collegato. Ma la legge non chiarisce l’ipotesi inversa: cosa accade se un elettore vota soltanto per il presidente, senza indicare alcuna lista?
Questa lacuna normativa crea una vera e propria zona grigia nell’interpretazione dei voti validi, con effetti potenzialmente determinanti sui risultati finali.
La stessa ambiguità è stata riconosciuta anche dal rieletto Presidente della Regione, Eugenio Giani, che ha aperto alla possibilità di una revisione della legge elettorale nella nuova legislatura. Un segnale che lascia intendere la volontà di colmare una falla normativa che oggi pesa su oltre 70mila cittadini rimasti, di fatto, senza voce nelle istituzioni.

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