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Coldiretti Toscana: export agroalimentare in calo del 5%

Redazione
10/07/2025 2 Mins Read

Export agroalimentare toscano in calo: prima flessione dopo 15 anni di crescita continua

Per la prima volta in oltre un decennio e mezzo, il comparto agroalimentare toscano frena la sua corsa sui mercati esteri. I dati diffusi da Coldiretti Toscana e rielaborati su base Istat relativi al primo trimestre del 2025 evidenziano un calo complessivo del 5% nell’export dei prodotti agricoli e agroalimentari regionali. Un rallentamento che interrompe una striscia positiva lunga 15 anni e che accende un campanello d’allarme per il settore.

A pesare sul rallentamento sono diversi fattori di natura geopolitica ed economica: dalla minaccia di nuovi dazi nei rapporti commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti alle tensioni belliche in Ucraina e Medio Oriente, senza dimenticare l’inflazione che continua a penalizzare i consumi, in particolare nel mercato europeo.

“La guerra commerciale tra UE e Stati Uniti e le instabilità globali hanno irrigidito gli scambi, mentre in Europa la domanda resta debole a causa dell’inflazione. Il quadro è complesso e va seguito con grande attenzione”, commenta la presidente regionale di Coldiretti, Letizia Cesani.

L’analisi mostra segnali di difficoltà sia nel mercato europeo, che rappresenta il principale sbocco commerciale per i prodotti toscani (511 milioni di euro, -3%), sia in quello statunitense, primo partner extra-UE, che registra un calo del 5,6% per un totale di 283 milioni di euro.

Le contrazioni più evidenti riguardano due colonne portanti del Made in Tuscany: l’olio extravergine di oliva, in discesa del 14,6%, e il vino, in calo del 2,7%. Un dato significativo se si considera che nel 2024 l’olio aveva toccato un picco di 1,4 miliardi di euro (+42% rispetto all’anno precedente), mentre il vino aveva superato 1,2 miliardi (+8,7%). Insieme, questi due prodotti avevano spinto il settore verso quota 4 miliardi complessivi.

“Si tratta di una flessione contenuta, pari a poco più di 50 milioni di euro, ma il segnale è chiaro: serve un’azione politica decisa, soprattutto sul fronte dei rapporti con gli Stati Uniti”, avverte Cesani, che aggiunge: “Un’eventuale imposta al 17% sarebbe insostenibile per le imprese italiane. Diverso il discorso su un’aliquota al 10%, su cui si può discutere. Una guerra commerciale danneggia tutti, produttori e consumatori”.

Nonostante la battuta d’arresto, il settore resta solido e ambizioso, con l’obiettivo di superare i 4 miliardi di export entro la fine dell’anno. Tuttavia, l’esito dipenderà in gran parte dall’evoluzione dei rapporti tra Bruxelles e Washington e da un possibile nuovo accordo commerciale.

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