Fine vita, scontro tra Governo e Toscana: Giani difende la legge, Stella applaude l’impugnazione
Fine vita, la Toscana non arretra: Giani attacca il Governo, Stella difende l’impugnazione
FIRENZE – Si accende il confronto politico e istituzionale attorno alla legge sul fine vita approvata dalla Regione Toscana. Dopo la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare il testo, il presidente Eugenio Giani ha espresso amarezza e fermezza, rivendicando la legittimità del provvedimento e il suo significato civile. Di segno opposto le parole di Marco Stella (Forza Italia), che plaude all’intervento del Governo, parlando di una norma ideologica e priva di fondamento giuridico.
“Esprimo profonda delusione”, ha dichiarato Giani in una nota diffusa oggi, commentando l’iniziativa del Governo. Secondo il presidente toscano, la legge sul suicidio medicalmente assistito rappresenta una risposta concreta a una lacuna legislativa nazionale che dura da anni. “Abbiamo agito nel solco della sentenza della Corte Costituzionale del 2019 – spiega – colmando un vuoto che lasciava senza tutele chi affronta condizioni di sofferenza estrema e irreversibile”.
Il presidente ha ribadito che il provvedimento regionale è stato costruito con rigore e attenzione giuridica, proprio per evitare conflitti di competenza: “La nostra legge è conforme ai principi costituzionali e nasce da un dovere istituzionale. Trovo paradossale – ha aggiunto – che il Governo scelga di ostacolare chi, come noi, ha cercato di applicare quanto richiesto dalla Corte, anziché promuovere una legge nazionale attesa da anni”.
Sul fronte opposto, Marco Stella, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, ha accolto con favore la scelta dell’esecutivo. “Avevamo previsto che questa norma avrebbe sollevato un serio contenzioso costituzionale. Non è altro che una legge bandiera, ideologica, che forza i limiti delle competenze regionali”, ha commentato il consigliere.
Stella ha ribadito che la materia, delicata e complessa, spetta al Parlamento nazionale. “Abbiamo votato contro fin dall’inizio, certi che la vita e la morte non possano essere regolate da singole Regioni. Nonostante i nostri 23 emendamenti e 14 sub-emendamenti per migliorare il testo, la maggioranza li ha respinti quasi tutti”.
Il caso approderà ora alla Corte Costituzionale, chiamata a stabilire se la Toscana abbia agito nel rispetto delle sue prerogative o se abbia travalicato i limiti normativi fissati dall’ordinamento. Intanto, il dibattito su un tema così sensibile si riaccende, riportando l’attenzione pubblica sull’urgenza di una legge nazionale condivisa.